Ma cos’è un CoderDojo?

IMG_1740Con l’apertura del primo CoderDojo a Firenze il nostro primo obiettivo fu ovviamente quello di spiegare in cosa consistessero le attività del movimento. Ecco alcuni degli articoli apparsi sulla testata giovanile Unicittà, ossia il sito che ci aiutò a partire con un bel pò di visbilità e lo streaming del nostro primo evento.

(estratti degli articoli apparsi su unicittà.it nel marzo ed aprile 2012)

Cose’è esattamente un Coder Dojo? Una palestra, un luogo di apprendimento per scoprire i segreti della programmazione, ma non solo. “Coding”, ossia programmare con i linguaggi che strutturano la base di ogni sistema informatico;” “dojo” proviene invece dalla tradizione giapponese e vuol dire “luogo della via”ossia non una semplice palestra bensì un luogo in cui apprendere una mentalità, un modo di rapportarsi con computer e strumenti tecnologici che sempre di più influenzano la vita quotidiana di ognuno.

I CoderDojo sono molto più che dei semplici seminari di programmazione. Nati nel 2011 dall’incontro tra un giovanissimo studente, James Whelton (un diciannovenne che aveva appena lanciato un corso di programmazione nella sua scuola) e Bill Liao, filantropo, imprenditore e figura di spicco del Web (fondatore tra gli altri di XINGWeForest.orgStoryFul e Silicon Republic), i Coder Dojo sono divenuti un vero e proprio movimento no profit che ha lanciato decine di “palestre” in tutto il mondo puntando all’insegnamento dei linguaggi e delle tecniche di programmazione a giovani e giovanissimi. Unica regola: “Be cool”.

Dopo la prima esperienza irlandese in meno di un anno si contano già quasi 50 Dojos in tutto il mondo, tutti gestiti in modo del tutto volontario e senza scopo di lucro secondo la guida e i suggerimenti del coordinamento internazionale del movimento – coderdojo.com – da persone disposte a concedere tempo e risorse per l’insegnamento a bambini e giovani interessati alla programmazione.

HTML, Python, CSS, Java: per i non addetti ai lavori sembrano termini incomprensibili, ma grazie all’approccio innovativo adottato nei CoderDojo bambini e giovani dai quattro anni in su apprendono come scrivere righe di codice in questi linguaggi, per poi arrivare a costruire siti web, applicazioni mobile, giochi e veri e propri programmi (qui un video girato in Irlanda in uno dei primi incontri dei Dojo), così come è successo ad esempio a Harry Moran, un dodicenne considerato oggi il più giovane programmatore di applicazioni Apple al mondo dopo aver imparato a programmare proprio in uno dei primi CoderDojo irlandesi.

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I bambini sono i leader di domani. Piaccia o meno, dobbiamo iniziare a pensare come permettergli di formarsi nell’ambito che più di ogni altro ha cambiato il modo di rapportarsi con la realtà sociale e dell’informazione: la tecnologia.

Non mi riferisco però all’utilizzo di applicazioni, interfacce grafiche e sistemi operativi, bensì alla necessità sempre più evidente di comprendere che ruolo gioca quella stringa di codice in CSS, quella tag html, quella virgola mal messa che impedisce al computer di girare come dovrebbe. Mi riferisco alla possibilità di insegnare ad un bambino il vero linguaggio che parlano gli strumenti digitali che ormai utilizziamo ogni giorno.

Quello che molti di noi già sanno, e che l’esperienza di coder-dojo conferma, è che molti di quei bambini potrebbero imparare molto più profondamente e velocemente di noi.

In un articolo apparso recentemente su BBC News Rory Cellan-Jones definiva la programmazione come “il nuovo Latino”, il nuovo strumento di formazione in grado di insegnare allo stesso tempo un solido approccio logico ed un fondamento basico per lo studio e l’apprendimento nel resto della propria vita. Il paragone è di certo un po’ azzardato, ma non lascia del tutto indifferenti, visti i risultati ottenuti da alcuni dei giovanissimi partecipanti alle “palestre” Coder-Dojo in tutto il mondo.

Il movimento venne lanciato ad inizio 2011 da un programmatore diciottenne, James Wehlton, divenuto famoso nella sua scuola per aver hackerato il suo ipod nano (“perché mi annoiavo, non avevo altro di meglio da fare”). Viste le richieste pressanti di alcuni suoi conoscenti che volevano imparare a programmare James Wehlton ha deciso di lanciare un piccolo corso di programmazione all’interno della sua scuola, per insegnare rudimenti base di HTML e CSS. Il corso è stato un tale successo che pochissimi mesi dopo, a Giugno 2011, Whelthon fonda insieme ad un famoso imprenditore e filantropo internazionale – Bill Liao – il primo Coder-Dojo irlandese. Nell’arco di poche settimane gli incontri accolgono centinaia di persone, tra cui alcuni genitori e giovani che viaggiano per più di cento miglia pur di poter partecipare ai corsi. In meno di un anno esistono più di 50 Coder-Dojo in tutto il mondo, e molti altri stanno per aprire in questi mesi.

Esistono poi già storie di rilievo tra i piccoli che hanno imparato le basi della programmazione. Il più famoso? Di certo Harry Moran, un ragazz(ino?) di 12 anni che dopo aver imparato a programmare in un coder-dojo a Settembre 2011 circa due mesi dopo è divenuto il più giovane programmatore di applicazioni per Mac OSlanciando un gioco chiamato “PizzaBot”, che è stato in grado di superare Angry Birds e Call of Duty nelle classifiche di download settimanali stilate da Cupertino (qui un’intervista realizzata da SiliconRepublic).

Il successo del movimento è basato su di un radicale nuovo approccio all’insegnamento della programmazione informatica. Non più paginoni di manuali e noiose sessioni di logica, bensì un percorso per step di complessità in diversi tutorial consecutivi (in modo da non vincolare menti più o meno recettive alla velocità della classe). I tutorial sono basati sul più classico learn-by-doing, puntando sin dai primi passi al creare basiche pagine web o applicazioni di gioco, permettendo anche ai più piccoli una visione immediata dei possibili risultati ottenibili con lo studio e la pratica.

I corsi sono settimanali, completamente gratuiti e liberi, tesi al raggiungimento delle “Cinture da Programmatore”, dalla bianca (che si ottiene con una basica conoscenza di HTML e CSS) fino alla Cintura Nera Quinto Dan, un vero e proprio cimelio cui possono concorrere solo coders che hanno prodotto del codice utilizzato da più di un miliardo di persone nel mondo. Ogni corso nei vari Dojo ha però una totale libertà di approccio ed organizzazione, sotto la guida – ed i consigli – del Dojo Centrale (coderdojo.com) che offre consulenza e supporto in particolare nei primi mesi di lancio di una nuova sede del movimento. Unica regola? Be Cool, qualsiasi cosa facciate.

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